Teoria dell’identità sociale – Le radici del razzismo

TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE

La forte tendenza degli esseri umani a creare distinzioni intergruppi “NOI/LORO’
Tra i fattori più rilevanti alla base di fenomeni come: le tensioni internazionali, le dinamiche di conflitto intergruppo, i fenomeni di marginalizzazione sociale, i rapporti interetnici, etc….
(in inglese Social Identity Theory o, nella forma breve di acronimo, SIT)
Rappresenta uno dei principali modelli esplicativi della PSICOLOGIA SOCIALE contemporanea.
La “Teoria” è stata sviluppata primariamente in Inghilterra a partire dagli anni 50 da Henri Tajfel e John C. Turner negli anni ’70, e si è in seguito strutturata come il programma di ricerca fondamentale nella psicologia cognitiva sui gruppi, sia in ambito europeo che nordamericano.
I membri del proprio gruppo venivano quindi subito genericamente “preferiti” rispetto ai membri dell’altro gruppo.

Secondo la SIT, l’identità sociale” dell’individuo si costruisce attraverso 3 processi funzionalmente collegati:

  • CATEGORIZZAZIONE : l’individuo costruisce “categorie” funzionalmente discriminanti di appartenenza, basate su fattori di vario tipo
  • IDENTIFICAZIONE: le varie appartenenze ai diversi gruppi forniscono la base psicologica per la costruzione della propria identità sociale.
  • CONFRONTO SOCIALE : il proprio gruppo viene considerato “migliore” rispetto agli “altri”, che vengono metodicamente svalutati o confrontati in chiave critica. ricerca di occasioni di “confronto sociale” (esempi classici sono i continui confronti tra opposte tifoserie del tifo organizzato, o lo sviluppo di atteggiamenti razzisti nei confronti degli immigrati).
Condividi

Informazioni sull'autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto