Come se nulla fosse Il Buddhismo italiano (anche quello internazionale) prosegue il suo percorso senza mai parlare della guerra in Ucraina, ad eccezione della destinazione dell’otto per mille in aiuto alle popolazioni nei territori del conflitto armato. A parer mio il Sangha buddhista (comunità dei credenti) si è defilato là dove avrebbe dovuto essere in prima fila, come invece ha fatto con coraggio Papa Francesco, tanto per capirci.
Lo faccio con rammarico ma anche perché sento il dovere etico di dover parlare di questo tipo di atteggiamenti dell’unione buddhista italiana e dell’istituto buddista italiano Soka Gakkai, 2 Istituti distinti che messi insieme rappresentano di fatto la quasi totalità dei buddhisti italiani che nelle varie diramazioni sono la terza religione italiana.
I fatti che riporto in questo articolo non hanno da parte mia l’intenzione di dare valutazioni negative in toto su questi enti che ho frequentato in prima persona e di cui conservo stima e gratitudine, ma le mie affermazioni si concentrano a dopo il 24 febbraio 2022, con riferimento particolare alla manifestazione nazionale per la Pace del 5 novembre a Roma.
Sapevate che l’Istituto Buddista Soka Gakkai avesse aderito alla manifestazione di Pace
Non lo potevate sapere perché solo spulciando la lista delle adesioni alla manifestazione del 5 novembre a Roma si scopre con sorpresa che la Soka Gakkai
italiana(I.B.I.S.G.) ha aderito.
Ma allora perché non è stata divulgata la notizia, non si sono organizzati pullman e cortei in piazza da parte dell’IBISG!
Come mai dopo l’adesione non è seguita nessuna comunicazione sul proprio sito o sui propri social che mettesse al corrente membri e simpatizzanti
Alla luce dell’assenza totale di comunicazioni in tal senso, l’adesione risulta un atto puramente di facciata che rivela un atteggiamento preoccupante, ambiguo e pavido, una sorta di ” vorrei ma non posso” o “ci metto la firma ma non la faccia”.
Proprio quello che il pacifismo non dovrebbe essere, comportamenti che hanno sempre ammonito gli stessi maestri di riferimento della Soka Gakkai, Makiguchi, Toda e Ikeda, atteggiamenti che mancano di coraggio e sono inerti e silenti proprio nel momento cruciale.
Come si possono avere titubanze nel “scegliere la pace” che è anche il titolo di un bel libro scritto da Daisaku Ikeda, leader giapponese della Soka Gakkai internazionale e dal Sociologo norvegese Johan Galtung, tra I maggiori esperti e mediatori di conflitti internazionali.
Perché l’IBISG invece di scegliere la Pace ha scelto il bavaglio?
Nonostante l’IBISG porti avanti valori fondati su Pace, Cultura ed Educazione, ha mancato un appuntamento fatidico. Tra l’altro dal 1983 ogni anno Daisaku Ikeda invia una “Proposta di Pace” alle Nazioni Unite e a personalità di tutto il mondo.
Proprio per questo a maggior ragione mi pare incomprensibile l’atteggiamento di quest’ultimo periodo. La lista delle adesioni alla manifestazione nazionale del 5 novembre per la Pace a Roma è consultabile a questo link
E l’Unione Buddhista italiana? Perché non parla della guerra in Ucraina e non ha aderito alla manifestazione del 5 novembre a Roma
I motivi non sono dati a sapersi, silenzio e l’inerzia avvolgono tutto come una coltre di nebbia.
A completare un quadro poco edificante di pavido pacifismo, dopo che ho parlato dell’adesione solo formale dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai chiudiamo il cerchio con l’UBI che rappresenta le varie scuole buddhiste presenti in Italia.
Cosa c’è dietro questa silenziosa assenza Forse la paura di essere coinvolti in una vicenda fortemente polarizzante
Chissà?…Fatto sta che una voce fondamentale come quella del Buddismo italiano è venuta a mancare nel coro per la Pace dal 24 febbraio in poi.
Ma davvero è così difficile scegliere la Pace e i leader buddhisti non sono disposti a correre questo rischio per agire in prima linea
Dov’è finito il buddismo impegnato nel pacifismo attivo
Thich Nhat Hanh, celebre monaco del buddismo zen dedicò molte importanti parole alla Pace, sono infatti svariati i suoi libri che hanno “Pace” tra i titoli, per dirne uno tra i tanti ” Essere Pace” ma di certo, “essere” non esclude L’AGIRE per la Pace, anzi.
Proprio lui fu un grande esempio concreto di “buddismo impegnato”. Nel 1964, durante la guerra del Vietnam diede vita al movimento di resistenza nonviolenta detto “Piccoli Corpi di Pace”: gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, nonostante subissero attacchi da entrambi i contendenti (vietcong e statunitensi), poiché ritenuti alleati del proprio nemico.
Poi nel 1967 mentre Thich Nhat Hanh si trovava negli Stati Uniti, conobbe Martin Luther King, il quale, dopo averlo incontrato, lo candidò al Premio Nobel per la pace, e prese posizione pubblicamente contro la guerra in Vietnam. Due anni dopo, costretto all’esilio, diede vita alla Delegazione di Pace Buddhista, che partecipò alle trattative di pace di Parigi. Pagò la sua resistenza nonviolenta con torture e incarcerazioni e ben 39 anni di esilio dal proprio Paese d’origine. Ecco un grande esempio di pacifismo attivista che non teme le conseguenze del proprio agire e si pone in prima linea per la pace.
Oggi che fanno di concreto i buddhisti per la pace
Non solo tacciono in generale ma per la pace non sono neanche ufficialmente scesi in piazza.
Certo individualmente ogni buddhista ha tutta la libertà di manifestare o meno ma, ovviamente una presa di posizione istituzionale sarebbe stata molto rilevante, la Pace ha bisogno di tutti. Per la cronaca, non ho solo critiche al buddismo riportando i fatti sopracitati ma già a inizio Ottobre, avendo notato il silenzio generale sulla guerra, avevo rivolto anche un appello all’UBI e alla Soka Gakkai Italiana.
Puoi leggere l’appello sulla mia pagina Facebook
Occorre fare una sana autocritica nel buddismo così come nel pacifismo. Oltre a quel pacifismo fasullo, opportunista, come quello politico c’è una pace finta, di plastica!
Esiste chi la pace la chiede per menefreghismo (stare fuori dai problemi) e chi la professa
continuamente, ma riduce la pace al solo stato interiore e non si capisce perché, per quella
collettiva non fa nulla. Una deriva pavida, tendenza diffusa di cui parleremo ancora prossimamente perchè è una
delle cause principali della mancanza di incisività del pacifismo.
Nel Dharma (insegnamenti del buddismo) si sente spesso dire che occorre un disarmo interiore e questo è verissimo, la pace parte dentro di noi, ma attenzione che non finisca li. Se la pace
Interiore non contribuisce alla pace collettiva è solo una pace egoistica.
Le parole di Don Luigi Ciotti sul palco della piazza di Roma sintetizzano perfettamente certi atteggiamenti da cui diffidare. quelli di “coscienze pacificate, sedute sulle loro certezze, nell’inconsapevolezza dei propri limiti”.
Insomma per dirla semplice:
Un pacifista che TACE è INCAPACE di contribuire alla PACE
E non è solo un gioco di parole..
Più in generale questi atteggiamenti/comportamenti fanno parte di un quadro molto più esteso di cui vi parlerò in un prossimo articolo “Le pericolose coscienze pacificate”
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Bellissimo articolo. La Soka Gakkai attorno al 2005-2007 era attivissima nel pacifismo italiano, non so se l’ assenza di oggi dipenda da una scelta dei dirigenti o dal fatto che i seguaci di Ikeda siano oggi meno diffusi, meno di moda. Ho conosciuto Galtung proprio dal libro con il suo dialogo con Ikeda e il manuale di Galtung” la Pace con mezzi pacifici ” è pubblicato proprio dalla casa editrice Esperia della Soka Gakkai. Galtung è lo studioso vivente più autorevole nel campo pacifista, nella risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Grazie per la valutazione positiva sull’articolo Marco Palombo 🙏
Anche io ho scoperto Galtung a partire dal libro “scegliere la Pace” e alla stessa maniera ho poi approfondito con altri suoi testi..
I motivi per cui la Soka Gakkai abbia questi atteggiamenti in effetti mi sfuggono, così come sono misteriosi anche i motivi per cui l’unione buddhista italiana faccia praticamente la stessa cosa, pur essendo un insieme di tante scuole buddhiste differenti..
Mai come in questa occasione sembra che il buddismo italiano segua una linea comune omogenea..
Un gran peccato non sia la prima linea del pacifismo attivo..